sabato 1 marzo 2008

Il somaro di Centro



















Abbiamo scovato questa perla in cui Pierferdy si batte come un leone in nome della scuola selettiva ed intanto sbaglia tutti congiuntivi che gli si parano davanti. Certo che se in questo paese esistesse una vera scuola selettiva, Casini, visti i risultati, non sarebbe arrivato a superare l'esame di quinta elementare. Complimenti Pierferdy, sei sempre più coerente!



19 commenti:

Anonimo ha detto...

Pierferdy tu si che sei meritevole
che ne dici partiamo dall'asilo con le selezioni? Vuoi che aggiungiamo selettività anche di razza? magari reintroduci le leggi razziali dai

Anonimo ha detto...

Se anche per questa tornata qualcuno farà dei fotoritocchi dei cartelloni elettorali, perché ormai c'è rimasto giusto il subvertising o poco più, propongo che per quelli di Pierferdy sotto "città più sicure" metta "manderò mio suocero in campagna"!!

Melina2811 ha detto...

Ciao e buona domenica. Maria

articolo21 ha detto...

Pierferdy ha una bella acconciatura... e legge sempre IL Messaggero... chissà perchè...

Anonimo ha detto...

FELICI CHE QUALCUNO PARLI ANCHE CONTRO.

GRAZIE ALLA DC E ALLA DEMOCRAZIA.

SE CI FOSSERO I VOSTRI AMICI COMUNISTI SARESTE TUTTI AL CONFINO

Anonimo ha detto...

direi che questo e' un falso, come falsi sono tutti i post.

non esistono elettori udc che cambiano idea.

quelli che lo hanno fatto lo hanno fatto solo per interesse.

la scelta di casini (nata 18 mesi fa)e' coerente, in tempi non sospetti.

l'obbiettivo era di andare da soli. e ci siamo andati.

bene: il rischio e' alto ma la posta pure. Scardinare VeltruSconi.

se ci riusciremo sara una grande vittoria. se non ricominceremo da capo, con niente, ma almeno con la forza che sta nel chi non ha niente da perdere se non la coerenza e gli ideali.

Ti odio, il tema di questo blog nasce dall'invidia di chi costruisce qualcosa in modo coerente.

Forse e' fatto da opportunisti finanziati da VeltruSconi e i suoi poteri forti.

L'odio e' sempre finanziato da chi e' consapevole che nella vita non puo fare niente di buono perche non ha idee ne progetti: sa solo odiare. quindi invidioso di chi e le ha.
comunque la base della democrazia (nata sicuramente non 15 anni fa) consente q queste persone di esprimere liberamente il proprio odio, visto che non hanno null'altro da dare al prossimo.

Comunque buona fortuna, passare la vita ad odiare deve essere dura.

con affetto (stima un po meno).

Anonimo ha detto...

COMUNQUE GRAZIE PER LA PUBBLICITA.TANTO I VOSTRI AMICI NON CI VOTANO MA ALMENO GLI ALTRI VEDONO COME SIETE COMBINATI.

GRILLO VI RINGRAZIA PERCHE RIEMPITE LE SUE TASCHE CON LE PARTECIPAZIONE AI SUOI SPETTACOLI, I DVD E LIBRI. ALLA FACCIA DELLA VOSTRA BUONA FEDE.

SCARICATO DAI SOCIALISTI E DALLA DC, ORA SFOGA LA SUA IRA.

VOI NE PAGATE LE CONSEGUENZE. CI DISPIACE.

Anonimo ha detto...

vi invito, vista la vostra creativita' a mandare i vostri manifesti taroccati a :

taroccacasini@pierferdinandocasini.it

che verra pubblicato.

sicuramente grillo non si sogna. sarebbe lesa maesta, ma anche tante belle sorprese.

non ha ancora ricevuto denunce vere in quanto non ha ancora toccato il fondo (che si guarda bene dal toccare perche alcuni argomenti non li tocca....)

Anonimo ha detto...

Abbiamo recensito Pierferdinandocasini su Crak!: sito di musica indipendente, arte, cinema, cultura. Qui puoi leggere l'articolo http://www.crakweb.it/blogfake,2,168.html

cosimo de matteis ha detto...

no comment

Anonimo ha detto...

Si, bravi, ideali di famiglia che non sapete nemmeno cosa sono. Siete i classici finti perbenisti e sono stufo della gente come voi che ha anche la faccia tosta di parlare di democrazia e di libertà quando neanche davanti all evidenza, ammetete che l'Udc del vostro Pierferdy in primis tradisce i valori per la quale date aria alle vostre bocche da somari.

E ve lo dice una persona che non voterà ne Veltroni e ne Berlusconi quindi evitate subito di appendervi ad anacronismi politci di 50 anni fa.

Distinti Saluti Paolo

Anonimo ha detto...

numero chiuso!?
coglione!
e il diritto allo studio?
MONA!!!

Anonimo ha detto...

LEGGO I POST DEGLI ANONIMI AMICI DI CASINI POVERINI NON HANNO NEANCHE IL CORAGGIO DI FIRMARSI OVVIAMENTE PERCHE' SI VERGOGNANO ,, CASINI NON E' STUPIDO E' SOLO UN DELINQUENTE FALSO MORALISTA OVVIAMENTE COLLUSO E OPPORTUNISTA PER CANDIDARE GENTE COME CUFFARO...IL PROBLEMA E' CHE IN ITALIA ESISTONO PERSONE COME QUELLE CHE HANNO LASCIATO ANONIMI UN COMMENTO IN DIFESA DI CASINI CHE LO VOTANO, VORREI VEDERE PER CURIOSITA' IL RISULTATO DEL LORO TEST DI INTELLIGENZA ...
COME SI FA A VOTARE UN DELINQUENTE
NON SI TRATTA DI IDEOLOGIA MA DI DIGNITA' COSA CHE POCHI CONOSCONO IO APPOGGIANDO PIENAMENTE DI PIETRO QUANDO CHIEDE DI ALLEGARE IL CERTIFICATO PENALE A QUELLO ELETTORALE PER I CANDIDATI PROPORREI DI ESCLUDERE DAL DIRITTO DI VOTO GENTE CON UN QUOZIENTE DI INTELLIGENZA INSUFFICIENTE COME I SIGNORI ANONIMI CHE HANNO POSTATO I COMMENTI QUI PER EVITARE UN ULTERIORE DEGRADO DEL NOSTRO GIA' DEGRADATO E DERISO PAESE
DR. UGO ATTANASIO CASERTA

cosimo de matteis ha detto...

gentile dottore,
diciamo che le cose che ha detto su casini sono , come dire, ovvie e scontate.peggio per chi lo vota.
peggio anche per chi vota un moralista come il molisano che qualche mahgagna giudiziaria mi sa che ce l'ha (prescindendo QUI sullo strabismo e la violenza del pool da lui guidato).

Inoltre, io proporrei, oltre al certificato penale, pure quello di matrimonio (in chiesa) cosi vediamo quanti sporcaccioni e adulteri ci sono.
a me l'onesta interessa quanto la MORALITA.
statti buenu dottò.

Anonimo ha detto...

concordo con lei sig de matteis
purtroppo non abbiamo grande scelta e dobbiamo cercare di votare il "meno peggio" e personalmente penso che anche veltroni e di pietro non sono di certo perfetti ma mi sembrano un po "meno peggio" degli altri .... mi auguro di non sbagliarmi
un caro saluto
ugo attanasio

Anonimo ha detto...

complimenti ai sostenitori di casini a reggio calabria che in questo momento sul lungo mare stanno rilasciando in aria palloncini che poi ricadendo a terra e a mare imbratteranno ulteriormente la nostra citta' gia di per se sporca. un grande esempio di civilta' e di sensibilita' ecologica.
complimenti davvero.

Anonimo ha detto...

Bè credo che fare un Blog contro qualcuno o qualcosa non sia molto difficile nè molto costruttivo. Faccio qualche precisazione: riguardo la vita privata della persona essa conta poco e comunque chi è senza peccato...I rapporti personali con la fede restano personali. Casini ad Annozero ha detto di garantire per la candidatura di Cuffaro, ma non ho visto post a riguardo. Detto questo spero che nel caso qualcuno sbagli a parlar mnle di qualcun altro spero almeno abbia l'onestà di chiedere scusa (mi riferisco a Mastella). Buona campagna denigratoria. Ciao, Guido.

Anonimo ha detto...

Ancora una volta la storia ci chiede di essere liberi e forti. Liberi da ogni
conformismo, da ogni meschinità, da ogni debito da pagare alle oligarchie
costituite. Forti della nostra identità cristiana e liberale, dei valori dei
nostri padri che vogliamo trasmettere ai nostri figli, forti del nostro
giuramento di servire, sempre e comunque, il bene comune degli italiani.
Liberi perché liberali. Forti perché cristiani. Liberi di dire la verità
sull’Italia. Forti perché oggi il vento del declino che minaccia il nostro
paese pretende, da chi governa, saldezza di principii e spirito di sacrificio.
Si vanno costruendo intorno a noi formidabili armate politiche, già sicure
di vincere. Non ci fanno paura. Perché noi non corriamo da soli.
Corrono con noi gli italiani stanchi di una politica inconcludente e
costosa. Una politica che divide il Paese e incoraggia l’odio verso
l’avversario. Una politica fatta di promesse mai mantenute. Una politica
che considera gli italiani solo come utenti televisivi, da guidare con il
telecomando, un popolo da ammaliare e sedurre con effetti speciali.
Una politica che ormai confonde il consenso con l’audience.
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Una politica che ha alterato il suo Dna e che dunque è capace di proporre
una sola alternanza: quella tra l’eccitazione propagandistica e la delusione
depressiva. Perciò l’Italia di oggi è un Paese seduto, triste, smarrito. Solo
periodicamente drogato da momentanee, illusorie, correnti di speranza.
Corrono dunque con noi milioni di italiani. Che devono solo trovare il
coraggio di affermare con il voto quello che sentono, di rifiutare il ricatto
delle oligarchie, di pensare in positivo, di cambiare stagione.
Tutti dicono di voler cambiare. Di più: tutti dicono di essere il nuovo.
Così, ancora una volta, nessuno si assume le proprie responsabilità; senza
accorgersi, però, che stavolta, come nella favola, il re è nudo. Se infatti
l’Italia di oggi ha una così radicale necessità di cambiare vuol dire una sola
cosa: che chi l’ha governata negli ultimi quindici anni non è stato
all’altezza del compito. Con che coraggio Veltroni e Berlusconi possono
allora definirsi il nuovo, senza neppure esibire uno straccio di autocritica
sugli errori finora commessi? Da chi è stata guidata l’Italia in questi ultimi
quindici anni? Dove si è sbagliato?
Silenzio. La verità non abita più la casa della politica. Silenzio. Nessuno
disturbi il manovratore. Tutti sulla stessa, identica strada di prima.
Mirabolanti promesse, prive di credibilità.
Ebbene, noi vogliamo disturbare il manovratore.
Perché il treno Italia è stato condotto su un binario morto.
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Perciò bisogna cambiare locomotiva e guidatori.
Quattordici anni fa è nata la locomotiva del centrodestra. Una grande
novità della politica italiana. E il suo fondatore, Silvio Berlusconi,
mantiene per noi un grande merito di fronte alla storia del Paese. Non
siamo mai stati ieri tra quelli che gli hanno tributato un servo encomio:
non saremo dunque oggi tra coloro che gli riservano un codardo oltraggio.
Berlusconi ha unito il centro con la destra e ha coperto un vuoto politico
altrimenti esiziale per la democrazia italiana. Ma durante e dopo i cinque
anni di governo non ha voluto riflettere sugli errori fatti. Berlusconi pensa
che, per vincere, non bisogna mai dire che qualcosa è andata male, non
bisogna mai ammettere debolezze.
Appunto, agli italiani meglio non dire la verità.
Ma è bene tornare su quella storia. C’erano due linee in quel governo. La
prima che cercava lo scontro frontale con tutti, con Confindustria come
con i sindacati. Una linea di destra. La seconda, da noi caldeggiata, che si
sostanziò nel “patto con l’Italia” che invece puntava a disegnare un nuova
armonia sociale tra imprese, mercato e parte del sindacato. Tale strada che
ancora rivendichiamo come quella giusta per governare l’Italia fu poi
abbandonata. E il centrodestra perse una storica occasione.
Oggi Berlusconi rischia di ripetere lo stesso errore. Di più: rinunciando ad
allearsi con il centro, muta geneticamente la sua identità, spostandosi a
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destra. Noi invece restiamo sulle nostre posizioni e, una volta al governo,
riproporremo la grande strategia del “Patto per l’Italia”!
Ma la nostra distinzione dal Pdl non è solo politica. E’ anche etica.
Berlusconi ha, infatti, accentuato i tratti proprietari della sua leadership,
chiedendo a tutti di rinunciare alla propria anima in cambio del potere. E’
il classico patto di Mefistofele, che ogni tanto qualcuno propone a qualcun
altro nella vita. E qualcuno lo ha accettato. Ma noi abbiamo detto a noi
stessi, e vogliamo qui ripeterlo soprattutto ai più giovani, alle ragazze e ai
ragazzi italiani: capiterà anche a voi nella vita, ma non ci cadete.
Mai rinunciare alla propria anima. E’ la cosa più importante che l’uomo
possiede.
Anzi, se la politica italiana va male, è proprio perché in molti, nel tempo,
hanno accettato di vendere la propria anima in cambio del potere!
Dunque, la ricetta di Berlusconi per il governo è la stessa del ’94. Ma
l’Italia di oggi è profondamente cambiata.
Quella di Veltroni, invece, si presenta come una proposta diversa da quella
di Prodi. Ma anche qui ci sono due grandi inganni.
Finalmente, più per obbligo che per convinzione, si è avuto il coraggio di
rompere con la sinistra radicale. Si tratta però di una rottura avvenuta con
grave ritardo. Essa andava realizzata nei primi anni Novanta, dopo la
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caduta del comunismo sovietico. Si è trattato di un ritardo storico,
culturale che la sinistra ha fatto pagare al Paese come il disastroso governo
di Prodi ha reso fin troppo evidente. Meglio tardi che mai!
Ma Veltroni non può camuffare quello che è, appunto, solo un grave
ritardo della sinistra rispetto alla storia come una chance per il futuro
dell’Italia. Si tratta di un inganno troppo evidente.
Inoltre, Veltroni, prima di essere credibile e chiedere di governare, ha
bisogno di consolidare la sua svolta, di far dimenticare Prodi. Egli stesso
se ne rende conto. Prova ne sia che, a sentire i suoi discorsi, sembra quasi
che lui finora fosse all’opposizione di Prodi. E cerca quasi di proporsi
come un piccolo Berlusconi.
La verità è che l’Italia di oggi ha bisogno che la sinistra, sia pure
saggiamente rinnovata, resti per un po’ all’opposizione, riflettendo sui suoi
storici errori.
Ma non è solo politica la nostra distanza da Veltroni. E’ una distanza
storica, è una distanza etica. Tutti noi crediamo che la persona venga prima
dello Stato. La maggioranza di loro pensa che venga primo lo Stato e poi
la persona.
Tutti noi crediamo nella famiglia, la maggioranza di loro pensa che sia un
istituto superato, da surrogare con forme nuove di convivenza anche
omosessuali.
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Tutti noi crediamo nel grande ruolo della scienza, ma crediamo anche che
essa debba fermarsi un passo prima di alterare il ciclo naturale della vita.
La maggioranza di loro pensa invece che la nostra esistenza sia
liberamente manipolabile dalla scienza.
Tutti noi crediamo che le leggi del diritto naturale siano il fondamento
della democrazia. La maggioranza di loro pensa che l’unico diritto sia
quello decretato dallo Stato.
Noi crediamo nell’identità cristiana dell’Italia come ispirazione di tutta la
nostra storia di libertà che, da Dante a Manzoni, da Rosmini a Sturzo, ha
segnato e deve continuare a segnare la nostra cultura nazionale. La
maggioranza di loro invece pensa che la verità cristiana sia solo una verità
relativa, da vivere quasi con vergogna nel privato della propria coscienza.
L’attenzione che la sinistra riserva al mondo cattolico è solo “politica”. I
più avvertiti di loro capiscono, cioè, di non potersi alienare il consenso di
tutti i cattolici e cercano di dare un colpo al cerchio e una alla botte:
Veronesi di qua, Binetti di là. Ma non si rendono conto di dar vita così ad
un’assurda “lottizzazione dei valori”, in un partito incapace di far sintesi e
dunque inabilitato a governare sui temi eticamente sensibili. E’ facile
prevedere che su ogni legge che riguarderà la vita delle persone si
divideranno. Esattamente come è già accaduto con Prodi.
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Perciò agli amici cattolici del Pd diciamo: state attenti, i valori di fondo
della civiltà cristiana e liberale non sono negoziabili.
La nostra identità è dunque chiara: noi siamo alternativi storicamente a
Veltroni. E siamo alternativi politicamente a Berlusconi.
Di più: noi diciamo che questo duopolio propone agli italiani un grande
bleuff.
Ci hanno raccontato che bisognava semplificare la politica e rinunciare alle
coalizioni Brancaleone costruite solo per vincere “contro” l’avversario,
sposando il diavolo con l’acquasanta, pur di prendere un solo voto in più.
Sono nati così il Pd e il Pdl, non è vero?
Ma io chiedo agli italiani: vi pare che alle parole corrispondano i fatti? Nel
Pdl c’è di tutto un po’: Mussolini e Rotondi, Capezzone e Giovanardi,
Bossi e Alemanno. Stessa cosa nel Pd, Bonino e Binetti, Amato e Di
Pietro.
Ma non voglio insistere con il gioco dei nomi. Voglio porre un preciso
problema politico: il Pdl e il Pd non sono due partiti omogenei, sono
solo due grandi coalizioni. Mascherate da partito. Dopo il voto le
contraddizioni presenti al loro interno esploderanno e di nuovo l’Italia,
così ingannata, si troverà di fronte agli stessi problemi di instabilità e di
impotenza.
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Capisco che possa spiacere a Veltroni e a Berlusconi, ma è proprio così:
in queste elezioni l’unica forza davvero omogenea, sia nei valori che nei
programmi è il Centro.
Siamo dunque noi l’unica garanzia di stabilità e di equilibrio.
Dunque, per coerenza, si dovrebbe dire che l’unico voto davvero “utile” a
governare bene l’Italia è quello dato a noi.
Ma non voglio seguire gli altri candidati su questa polemica stucchevole.
Per il duopolio B&V l’unico voto utile è quello dato al più forte. Arrivano
persino a farsi propaganda l’un l’altro. Votate per me e Veltroni, dice
Berlusconi. Votate per me e per Berlusconi, dice Veltroni. Si fanno da
spalla.
Ho una sola domanda da fare a entrambi: gentili signori, ma voi davvero
pensate che gli elettori siano tutti di vostra proprietà? Che tutti ragionino
con la vostra testa? Rivedete i vostri calcoli, allora, perché non è così.
Se l’unico voto utile fosse quello dato al più forte sarebbe inutile fare le
elezioni. Ciascuno di noi può chiedere un “voto buono”, un “voto giusto”.
Ma chiedere un voto utile è solo una meschina prova di arroganza, è il
metodo di tutte le oligarchie di potere per mantenere salde le loro poltrone.
E gli italiani lo sanno. Gli italiani non sono sprovveduti da raggirare. Non
votano più turandosi il naso. Gli italiani sono un popolo moderno che esige
verità.
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Berlusconi è arrivato a dire che se si vota Casini si vota Veltroni. Voglio
ricordare a Berlusconi che qui l’unico che finora ha esplicitamente chiesto
di votare Veltroni è lui. Che qui l’unico che ha parlato di fare un governo
con Veltroni è lui.
Se volessi scendere sullo stesso terreno potrei allora dire che votare
Berlusconi è come votare Veltroni.
Ma io sono una persona seria. E dunque dico solo di votare per Casini che
non è né Veltroni, né Berlusconi. E neanche la loro copia.
La verità è che l’unico vero voto utile è quello che verrà utilizzato bene.
E io dico agli italiani che, votando Pdl e Pd, c’è un altissimo rischio che il
loro voto venga utilizzato male. Esattamente come è accaduto negli ultimi
quindici anni.
Berlusconi è ancora l’uomo del ’94. Ma siamo nel 2008. Veltroni è l’uomo
dell’89 che arriva in ritardo. Ma siamo nel 2008.
Io dico agli italiani: se è ora di cambiare, cambiamo. Non facciamo solo
finta di farlo. Il duopolio è come il Gattopardo. Fa finta di cambiare tutto
per non cambiare niente. Non si assume mai alcuna responsabilità di
quello che accade. E’ maestro nello scaricabarile. Il Gattopardo non crede
in niente.
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Noi siamo invece l’alternativa che dice ad alta voce ciò in cui crede, e che
fa quello che dice. Siamo l’alternativa dei valori, siamo l’alternativa
della responsabilità, siamo l’alternativa del coraggio.
Gli altri promettono, noi facciamo. Gli altri illudono, noi decidiamo. Gli
altri chiacchierano, noi ci mettiamo in cammino.
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Ed è proprio per rappresentare la nuova Italia che vuole mettersi in
cammino verso il futuro che io mi candido alla presidenza del Consiglio
dei Ministri.
Per rimettere l’Italia in piedi ci vuole coraggio. Il coraggio di sfidare
luoghi comuni, verità di comodo, rendite di posizione, burocrazie
oppressive, poteri oligarchici. Ci vuole il coraggio di saper rischiare.
Ebbene, noi questo coraggio l’abbiamo e lo stiamo dimostrando in una
campagna elettorale che sfida, appunto, le verità di comodo e le rendite di
posizione. E io dico agli italiani di avere coraggio insieme a me.
Per rimettere l’Italia in piedi, ci vuole serietà. Bisogna saper dire anche
cose impopolari, chiudere i libretti dei sogni oggi dispensati a piene mani,
trattare gli italiani come essi meritano: cittadini adulti, gente operosa,
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professionisti responsabili. Ebbene noi questa serietà l’abbiamo dimostrata
lungo il corso degli anni quando sempre ci siamo opposti alla logica della
faziosità. Personalmente mi sono reso conto di quanto sia potente questa
logica quando, da presidente della Camera, venivo attaccato sia dalla
destra che dalla sinistra, semplicemente perché facevo il mio dovere,
svolgevo cioè il mio ruolo con senso dello Stato e non della convenienza
di parte. Perciò oggi io dico agli italiani di far vincere la serietà.
Per rimettere l’Italia in piedi, ci vuole amore per il bene comune. Ci vuole
una grande apertura mentale, quasi una rivoluzione culturale, per indurre
noi stessi a non considerare mai gli altri dei nemici da annullare, ad
anteporre sempre l’interesse generale alle logiche di partito, di clan, di
clientela. Vedete, il bene comune dovrebbe essere l’obiettivo primario
della politica. Eppure in Italia esso giace dimenticato nell’archivio della
storia, offeso da una lotta tra caste che inquina l’intera vita nazionale.
La nostra ispirazione cristiana da sempre ci ricorda di servire il bene
comune. Ebbene essa oggi ci impone di chiedere agli italiani di battersi
con noi perché il bene comune torni ad essere l’orizzonte di una politica
umile, responsabile, costruttiva.
L’Italia del coraggio, l’Italia della serietà, l’Italia del bene comune. Ecco
l’Italia che corre con noi.
E’ l’Italia dei nostri soldati che, rischiando la vita, fanno il loro dovere in
tutto il mondo, portando pace e libertà in terre lontane. E’ l’Italia delle
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forze dell’ordine che, con mezzi non sempre adeguati, difendono ogni
giorno la nostra sicurezza. Se tutti in Italia vivessimo il senso del dovere
come loro lo vivono, il nostro Paese sarebbe primo nel mondo.
E’ l’Italia delle piccole e medie imprese, l’Italia delle famiglie operose
che, al contrario delle grandi aziende da sempre protette dallo Stato,
devono solo alle loro capacità e alle loro fatiche, il progresso della loro
vita. E ancora oggi, tra mille difficoltà burocratiche, vessati da tassazioni
inique, formano un originale “modello economico” che è il vero traino del
Paese. Se tutti in Italia avessimo il loro spirito di sacrificio, il nostro Paese
sarebbe primo nel mondo.
E’ l’Italia delle ragazze e dei ragazzi che pensano positivo e che, invece di
abbandonarsi alla droga e alla protesta, invece di pensare che l’unico
futuro sia quello di fare la velina o il calciatore, studiano sodo, si
inventano nuovi lavori, aprono nuove imprese, sfidano la società mettendo
su famiglia e facendo figli, cercano di sopperire con la creatività
all’assenza di una politica che non pensa a loro. Se tutti in Italia
mettessimo in campo l’ottimismo e la speranza che, malgrado tutto, questi
ragazzi trasmettono, il nostro Paese sarebbe primo nel mondo.
Senso del dovere, spirito di sacrificio, ottimismo e speranza. Di questo ha
oggi bisogno l’Italia. Eccolo il nostro programma.
Abbiamo già enunciato e lo faremo più avanti con maggior precisione, i
nostri progetti di governo. Toccherà poi agli elettori metterli in relazione
con quelli degli altri candidati premier. Ma i programmi spesso restano
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lettera morta. Perciò io, invece di promettere mari e monti, preferisco dire
agli italiani una cosa semplice: sarà dura.
Sarà dura perché per troppi anni abbiamo vissuto sopra le nostre
possibilità.
Sarà dura perché abbiamo un debito pubblico tra i più alti del mondo.
Sarà dura perchè le nostre scuole e le nostre università perdono qualità.
Sarà dura perché stiamo smarrendo il principio di unità della nazione e
dello Stato, perché sta venendo meno la solidarietà tra Nord e Sud, tra le
Regioni, tra le diverse categorie sociali.
Sarà dura perché si sta affievolendo l’unità tra noi, il senso di appartenenza
ad una sola nazione.
Sarà dura perché ciascuno è indotto a pensare solo a se stesso e la
solidarietà rischia di restare una parola vuota, pura retorica adatta solo a
farsi belli ai convegni.
Sarà dura perché sull’Italia delle persone oneste rischia di prevalere l’Italia
dei furbi, dei mediocri, dei parassiti.
Sarà dura perché usciamo da quindici anni di una sorta di guerra civile tra
destra e sinistra che ha fiaccato le speranze dei primi anni Novanta di
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raggiungere una democrazia moderna. La cosiddetta Seconda repubblica è
fallita tra i fendenti di un bipolarismo selvaggio.
Sarà dura, ma ce la possiamo fare.
A una sola condizione: raccontarci la verità. Anche se la politica fa a gara
nel diffondere favole, gli italiani devono capire che nessuno ha la
bacchetta magica. Nessun demiurgo, ammesso che ce ne siano, può
salvarci. Solo gli italiani possono salvare l’Italia.
L’unica bacchetta magica è nelle loro mani.
Il primo passo, il buon esempio spetta a chi governa. Perché la logica dello
scaricabarile ormai domina nella classe politica.
Ma è altrettanto decisivo che ciascuno cambi se stesso e, soprattutto, il
proprio rapporto con il Paese. E’ stato già detto: “Non chiedetevi solo ciò
che il Paese può fare per voi, ma anche ciò che voi potete fare per il Paese”
Ebbene, l’Italia di oggi ha esattamente bisogno di ciò che che diceva il
presidente Kennedy.
Questa è dunque la nostra vera promessa elettorale. Noi daremo il buon
esempio. Lo ripeto: l’esempio del coraggio, della serietà, dell’amore per il
bene comune, del senso dello Stato, infine l’esempio dell’ottimismo e
dell’operosità.
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E chiederemo agli italiani di seguire questo buon esempio per cambiare le
cose alla radice.
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Cinque valori-chiave, cinque stelle polari, orienteranno il nostro cammino
politico, etico, legislativo.
1) L’Autorità.
Usciamo da decenni confusi, dominati dalla cultura del ’68, che ha minato
alla radice il concetto di autorità. Per decenni ci hanno raccontato che,
dietro ogni autorità si nascondeva autoritarismo, che dietro ogni ordine
sociale si nascondeva repressione, che dietro il rigore degli studi si
nascondeva un piano capitalista per normalizzare le libertà personali, che il
professore era come il padrone. Il risultato è sotto i nostri occhi: hanno
perso autorità lo Stato, la scuola, gli insegnanti, la famiglia. Oggi tutto è
permesso, nulla si può vietare. Noi crediamo che il principio di autorità sia
elemento essenziale di ogni comunità umana. Senza autorità non può
sopravvivere alcuna nazione ed alcuno Stato. Senza autorità la società
diventa una jungla dove prevale solo la logica del più forte.
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L’autorità dei genitori è essenziale per la crescita dei figli. La madre e il
padre non possono trasformarsi in amici o in fratelli e sorelle del proprio
figlio.
L’autorità degli insegnanti è altrettanto essenziale per la crescita dei
ragazzi. A condizione che essa nasca dalla competenza e dalla capacità
pedagogica troppo spesso oggi minacciate dalla dequalificazione di una
categoria che tende a ripiegare verso il ruolo del dipendente pubblico,
piuttosto che a esaltare la dignità dell’educatore.
L’autorità dello Stato è necessaria anche per rendere effettiva la giustizia.
Un esempio: negli ultimi decenni si è messo l’accento sulle garanzie degli
imputati. E’ stato giusto. Ma si è finito per dimenticare di difendere i diritti
delle vittime. Del terrorismo, della violenza, delle rapine, degli stupri.
Questa grave carenza, sommata ai lunghi tempi dei processi e
all’incertezza o alla debolezza delle pene, ha finito per sgretolare ogni
autorità dello Stato. Magistratura e politica, in lotta tra loro, non hanno
fatto altro che accelerare tale processo di sfiducia.
2) Il merito.
La cultura del ’68 ha un’altra responsabilità. Ha fatto credere che la
selezione di merito era una selezione di classe, colpendo al cuore il futuro
dei ceti più deboli. L’utopia dell’ egualitarismo, che livella verso il basso,
è la tomba dell’emancipazione sociale. I ricchi, infatti, possono cavarsela
in tanti modi, ma se ai figli dei poveri togli la chance del merito e del
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talento, li condanni all’inferno. Il destino sociale di emarginazione può
essere combattuto dai giovani meno fortunati solo in una società che
promuove il merito. L’assistenzialismo è conservatore. La promozione del
merito è rivoluzionaria. L’assenza di questa consapevolezza è forse il
tributo più alto che l’Italia di oggi paga all’egemonia culturale delle
sinistre. In virtù di questa ideologia siamo diventati un Paese bloccato,
pansindacalizzato, simil-sovietico, nel quale, per eccellere, si può solo
fuggire all’estero.
3) Il senso del dovere.
Non di soli diritti vive l’uomo. Eppure l’Italia di oggi è un Paese nel quale
ognuno sa di poter rivendicare un diritto ma pochi sanno di dover
rispettare un dovere. Una democrazia è sana, invece, solo se vive un
grande equilibrio tra diritti e doveri. Da noi questo equilibrio è saltato. Da
noi è ormai normale, come ha scritto recentemente Sergio Romano,
“interrompere un servizio, bloccare un’autostrada, occupare una scuola,
punire un’insegnante per aver cercato di imporre la disciplina, trattare il
teppismo come un malessere sociale, anziché come un reato, imbrattare i
muri di una città o inscenare fenomeni di guerriglia urbana”. Da quaranta
anni in Italia opera un ribellismo cronico. Non fa forse parte di questo
clima il fatto che Benedetto XVI non abbia potuto parlare nell’Università
La Sapienza?
Nessuno ne parla: ma il primo dovere di chi governerà sarà proprio quello
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di rimettere in piedi quest’Italia al rovescio, bulimica di diritti ma
anoressica di doveri. Non è facile, ma non c’è altra via per risalire la china.
Finora ha vinto l’Italia dei no, l’Italia di chi distrugge. Noi ci candidiamo
al governo per far vincere l’Italia dei sì, l’Italia di chi costruisce.
4) La qualità.
Il made in Italy ha fatto trionfare il genio italiano nel mondo. Le immagini
dei rifiuti della Campania hanno invece diffuso un’idea dell’Italia del tutto
diversa.
Il centrodestra ha finora messo l’accento sulla modernizzazione. Il
centrosinistra ha insistito sull’equità. Si è trattato e si tratta di una guerra
insensata. Anche perché, negli ultimi quindici anni, nessuno di questi due
obiettivi è stato raggiunto.
Il fatto è che modernizzazione ed equità sono due facce della stessa
medaglia. Non è moderno un Paese ingiusto che lascia soli i più deboli e
non si accorge delle nuove povertà. Non può essere solidale un Paese che
rinuncia a produrre ricchezza, che rinuncia a produrre energia anche con il
nucleare, che blocca il mercato del lavoro, che ha una tassazione eccessiva,
che non si dota di infrastrutture, che non sia apre a un rivoluzione
liberalizzatrice del rapporto tra Stato ed economia.
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C’è una parola che lega la modernizzazione all’equità: qualità. E’ questa
l’unica vera grande missione verso la quale un governo deve saper
indirizzare il proprio Paese.
La qualità deve tornare ad essere la vera chiave di volta di tutto il lavoro
della nazione. Qualità nell’industria, certo. Ma anche e necessariamente
qualità dei servizi, qualità dell’amministrazione, qualità della ricerca,
qualità della scuola, qualità della vita.
I servizi sono l’unica vera contropartita che lo Stato dà ai cittadini in
cambio del pagamento delle tasse. Sanità e scuola sono il cuore dei servizi.
E sono il cuore delle preoccupazioni degli italiani. Non potrebbe essere
altrimenti: la cura e il sapere sono i due pilastri fondamentali della vita
quotidiana delle persone. Ma in Italia, nonostante punti d’eccellenza, nella
maggioranza dei casi, soprattutto alò Sud, si tratta di disservizi.
Cura e sapere saranno le due priorità della nostra azione di governo. Nella
direzione della qualità. L’ispirazione cristiana ci suggerisce che una delle
vie per raggiungerla è quella di applicare davvero e fino in fondo il
principio di sussidiarietà, accrescendo la libertà delle famiglie in ordine ai
luoghi di cura da scegliere e al tipo di educazione da dare ai propri figli.
Vogliamo una sanità che finalmente tuteli i malati e non i partiti,
sottraendo alla lottizzazione la scelta dei primari e dei manager sanitari.
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L’Italia si sta allontanando dalla qualità. Troppo spesso, in troppi ambienti,
la mediocrità viene premiata più della qualità. La nostra celebrata
creatività e la ricchezza del territorio che il destino ci ha dato in sorte,
devono essere accompagnate da una nuova mentalità collettiva, frutto del
ritrovarsi di un popolo intorno ai suoi più forti valori.
Di un popolo che torna a puntare sull’eccellenza per riconquistare il suo
ruolo nel mondo.
5) La difesa della vita
Che si tratti dell’efferata criminalità che ormai invade i nostri paesi e le
nostre città. Che si tratti della biotecnologia che manipola i nostri corpi e il
ciclo naturale dell’esistenza. Che si tratti della pedofilia che insidia i nostri
bambini. Che si tratti dell’indifferenza nei confronti dei diritti del
nascituro. Che si tratti dell’inquinamento o, peggio, della distruzione del
nostro habitat. Oggi l’estrema, risoluta, intransigente difesa della vita è la
nuova frontiera della nostra civiltà. Dietro gli inauditi crimini quotidiani
che offendono le nostre comunità, dietro le mille polemiche laiciste che
negano il diritto naturale, dietro le maschere di una società che umilia e
volgarizza i nostri corpi, soprattutto quelli delle donne, si cela un unico
grande nemico: il disprezzo della vita.
Stiamo perdendo il senso della vita, stiamo offendendo la sacralità di un
mistero, di un dono che non è nelle nostre disponibilità distruggere. Noi
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vogliamo unire nell’unico concetto di difesa della vita i temi più
importanti del nostro tempo.
La sicurezza della nostra esistenza e delle nostre città.
La difesa della famiglia.
La libertà e la dignità della persona umana.
La qualità del nostro ambiente.
L’umanità del nostro rapporto con la scienza e con il progresso.
******************
Conosco l’obiezione: ma non siete un grande partito, come pensate di
essere decisivi? La risposta è una sola: noi chiediamo il voto agli italiani,
non alle oligarchie dei partiti. Dunque la nostra percentuale la decideranno
solo loro. A loro noi chiediamo di darci la forza di governare.
Anche Davide lottava con la fionda contro la forza di Golia. Avrebbe
dovuto soccombere. Invece vinse. Una causa giusta può sovvertire ogni
pronostico. Del resto, anche sulla base degli attuali sondaggi siamo in
piena crescita.
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Ma noi non guardiamo solo al 13 aprile. Il messaggio che mandiamo agli
italiani è un messaggio di futuro. La seconda Repubblica è fallita. Le
nostre idee sono il futuro. Più passi avanti gli italiani ci faranno fare il 13
aprile, più forte sarà, già nel presente, l’Italia del futuro.
Conosco anche l’altra obiezione: il sistema bipolare occidentale non
prevede l’”occupazione stabile” del centro da parte di un partito, ma la
“concorrenza” di due partiti che, da destra e da sinistra, si contendono i
voti di centro. E’ vero: ma a una condizione: che ci si intenda sui termini
di destra e di sinistra. la Cdu tedesca può essere definita un partito di
destra? E può essere definito di destra il Partito popolare spagnolo? Certo
che no. Si tratta evidentemente di partiti di centro, di marcata ispirazione
cristiana. Succede la stessa cosa in Italia? Non mi pare proprio. I listoni
anarchici non sono la soluzione, ma il problema.
La scommessa sul futuro non è quella di una forza di interposizione tra due
giganti. Ma quello di gettare il seme di un “gigante buono”, quel grande
partito dei moderati, di centro e cristiano, che oggi ancora non c’è.
Noi siamo liberali di ispirazione cristiana e vogliamo portare al governo i
valori del cattolicesimo liberale.
Non vogliamo perciò rifare la Dc: non solo perché sarebbe impossibile, ma
perché sarebbe sbagliato. L’unità politica dei cattolici appartiene al
passato.
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Ma certo non ci si può rimproverare la circostanza obiettiva di essere
l’unico partito italiano che scrive chiaro nelle sue bandiere di voler
difendere l’identità cristiana dell’Italia. Lo rivendichiamo come nostro
merito e come motivo di orgoglio. Si sappia però che oggi tale obiettivo
non è condiviso solo dai cattolici, ma anche da tanti laici non laicisti, da
tanti liberali, come gli amici dei circoli liberal che hanno aderito all’Udc,
che vedono in questa battaglia un orizzonte comune di difesa e di sviluppo
dei valori della civiltà occidentale.
Pd e Pdl non possono affrontare in campagna elettorale i temi etici. Perché
si dividerebbero già prima del voto. I liberali e i cattolici dell’Udc invece
ne possono parlare liberamente. Perché sono uniti nei valori di fondo da
proporre al Paese.
Mi candido al governo per rappresentare tutti voi. Siamo i figli di chi,
proprio nell’alleanza tra liberali e cristiani, ha ricostruito l’Italia dopo la
guerra.
Siamo i figli di chi ha permesso che questo Paese crescesse nella libertà.
Oggi la storia ci chiama a un nuova decisiva prova. Ebbene tocca a noi
oggi essere i padri di nuove generazioni di liberi e di forti.
Di generazioni che sappiano riportare l’Italia dove la nostra nazione merita
di essere, cioè tra i primi paesi del mondo.
È un’impresa esaltante per l’Italia di domani e insieme tutto è possibile.

Anonimo ha detto...

IO FARò UNA RIFLESSIONE PIù DURA. IL 25 APRILE è LA FESTA DELLA LIBERTà DI UNA NAZIONE OTTENUTA PER MERITO DI CHI HA COMBATTUTO CON ONORE PER ESSA E PER TUTTI QUANTI (ANCHE PER CHI NN SE LA MERITAVA). IL 25 APRILE E’ LA FESTA DEGLI ITALIANI CHE SANNO RACCOGLIERE QUESTA EREDITA’ E FARLA RIVIVERE OGNI GIORNO. QUESTA FESTA NON è PER I MAFIOSI, QUESTA FESTA NON è PER I LADI, QUESTA FESTA NON è PER CHI VOTA BERLUSCONI IN MALAFEDE, QUESTA FESTA NON è PER GLI EVASORI, QUESTA FESTA NON è PER GLI SFRUTTATORI, QUESTA FESTA NON è PER I SERVI. INSOMMA, QUESTA FESTA NON è PROPRIO (PURTROPPO) LA FESTA DI TUTTI GLI ITALIANI.